lunedì 29 dicembre 2008

Pop Irno - 3

Claudio Prandini entra furtivamente nella tabaccheria, guardandosi attorno, quasi stesse compiendo una rapina. Compra una confezione di sigari toscani e se la mette in tasca, nella tasca interna della giacca, ben nascosti. Si riaggrega al gruppo che cammina sul lungomare.


- Uè, Prandini. Dove eri finito?

- No, niente, mi ero fermato all'edicola.


Prandini non vuole farsi notare mentre fuma né tanto meno quando compra i suoi amati toscani. Meglio che non lo veda nessuno, tra i suoi colleghi del gruppo in giacca e cravatta che scodinzola dietro di Lui, la Belva. La Belva non tollera che i suoi uomini fumino, soprattutto i sigari. Almeno davanti a lui devono essere un gruppo di cavalieri incorruttibili, senza macchia e senza paura, fedeli ed obbedienti al volere del loro unico signore e padrone. Il signore e padrone incontrastato di tutta la città.

Il gruppo entra nel cancello principale del palazzo del municipio ed i vigili vestiti da parata si scansano lasciando passare con un goffo saluto pseudo militare. Nell'ascensore c'è tensione. Oggi la belva ha chiamato tutti i suoi fedelissimi operativi a rapporto per parlare di una questione urgente.

La riunione inizia con il solito ringhioso sospiro della Belva, quello che fa prima di aggredire il proprio interlocutore.

- Amici, qua dobbiamo fare qualcosa per sbloccare questa situazione. L'ultimo voto in consiglio comunale è passato in maniera troppo risicata. Ci facciamo votare a favore dall'opposizione e quei due stronzi della maggioranza si astengono?

Il gruppo dei fedelissimi comincia a guardarsi nervosamente intorno, sanno già che la cosa si sta mettendo male, che finirà sicuramente con uno di quegli incarichi difficili da eseguire.

- Io dico che gli dobbiamo dare una lezione, li dobbiamo tenere sulla corda fino a quando non glielo mangiamo dall'interno quel loro partitino del cazzo.

Eccolo qua, ci siamo, stanno per arrivare gli ordini, pensa Claudio Prandini.

- Prandini! - ruggisce la Belva

Cazzo, sempre a me, pensa Prandini...

- Mi devi fare un piacere. Senti Franco Monti e organizza qualcosa per il loro partito. Vedi come stanno dentro alla Segreteria e capisci che cosa si può fare, se gli dobbiamo cambiare il segretario, se li dobbiamo far commissariare ecc.

Prandini sospira rilassato, pensava peggio. Alla fine con l'assessore Monti c'è sempre la possibilità di ragionare, pensa. Quando si è trattato di stringere l'accordo elettorale la Belva se lo è portato a Roma con l'auto blu in Parlamento e lì hanno concluso l'alleanza. Senza quei voti alle comunali si sarebbe andati al secondo turno, ed ora i voti dei due consiglieri dovevano tornare più sicuri e blindati, adesso che bisognava approvare altre fondamentali varianti al piano regolatore. Monti gli doveva spiegare che cosa stava succedendo, se per caso avessero cambiato idea, di continuare ad essere quel misero partito satellite del grande Partito Riformista, cioè, della Belva, per l'esattezza. La Belva voleva di nuovo il pieno controllo del consiglio comunale, ora che era riuscito a comprarsi i voti di tre quarti dell'opposizione con incarichi, soldi e biglietti dello stadio e cappuccini al bar, ci mancava solo che quei falliti gli creassero dei problemi.

- Si, certo, sento subito Monti e mi attivo per capire la cosa, non c'è problema. A mio modesto parere va messo un altro segretario al posto di Rosone, che è proprio impazzito. Non ci si può fidare più di lui, non sta più a sentire a Monti, a lui che lo ha piazzato lì come segretario.

- Rosone...io me lo mangio a colazione...

Il gruppo dei fedelissimi ride timoroso alla battuta della Belva. Si passa ad un altro punto all'ordine del giorno.

Nessun commento: