venerdì 23 gennaio 2009

Un bel blog

Questo si che è un bel blog :

Пашуканис

lunedì 19 gennaio 2009

Zero commenti (scusate il disagio)

# E' possibile sentire protestare l'ambasciatore di Israele per come Santoro conduce le sue trasmissioni? Mah, spero che non bombardino il quartiere da dove trasmettono Anno Zero. Tutto è possibile. E pensare che io avevo cambiato canale per non sentire le lagne dei filosonisti tipo Lucia Annunziata e quel cosiddetto "esperto militare" con il ghigno storto in faccia. Tutto è relativo. Poi è chiaro che se Santoro fa vedere i morti palestinesi diventa "fazioso", "indecente" ecc. Quando l'Annunziata è uscita dallo studio ho goduto, soprattutto per Santoro che le rinfacciava la sua attitudine a ingraziarsi i potenti. Comunque, noi parliamo di ste cose e fortunatamente ora c'è la tregua, vedremo. Come direbbe Olmert alla popolazione di Gaza, scusate per il disagio.

# Berlusconi propone Israele nell'Unione Europea. A questo punto perchè non la Libia? Ma che se ne fregano i sionisti di noi europei quando hanno gli americani dietro...

# E quindi i famosi bus atei non potranno girare per le strade di Genova. Per la casa pubblicitaria è sgradevole accettare un messaggio come "Dio non esiste", anzi, la frase proposta era "La notizia cattiva è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno". La trovata dell'UAAR era simpatica, anche se io avrei preferito di gran lunga la rivelazione del racconto di Alessandra Daniele su Carmilla : Dio c'è, ma è uno scarafaggio.

# Ho fatto un giro tra i siti dei più famosi "blogger" italici. Quelli con il nome di filosofi. Quelli che se scrivono un post "oggi ho fatto un rutto" sotto ci trovi 268 commenti. Quelli che poi hanno pubblicato libri. Le star della blogsfera, tanto per intenderci. In generale il quadro è sconfortante, per le cose che dicono e il retroterra culturale che offrono al pubblico. D'altra parte non vedo il perchè se in questo paese fa tutto così schifo dovrebbero fare eccezione i blog. Quindi mi tengo con piacere i miei 0 commenti, anche a questo post.

# La mutazione gentica in corso è ormai allo stato conclusivo e gli alieni si stanno impossessando definitivamente del pianeta terra. Non ci credete? Guardatevi una puntata di Amici di Maria De Filippi. Guardateli negli occhi, i ragazzi che partecipano al programma, guardate quella sinistra luce giallastra nei loro occhietti di alien. Concentratevi, per un attimo non guardate le gambe delle ballerine o le tette delle cantanti (lo schermo con cui si presentano su questo pianeta per fiaccare le nostre resistenze e dominarci con più facilità). Capirete allora che i contrasti tra i professori per il voto da dare alle loro esibizioni o per le tecniche di insegnamento sono un falso problema. ESSI sono tra noi.

sabato 17 gennaio 2009

Il giuramento di Obama e i cartoni animati giapponesi

Il mio odio verso gli Stati Uniti d'America è di vecchia data. Da bambino disadattato e solitario, negli anni ottanta, guardavo in televisione quei telefilm americani dove, con mio sommo orrore, i protagonisti dovevano far qualcosa per riuscire "popolari" agli occhi dei propri coetanei : l'atmosfera di competizione ed il disprezzo per i timidi ed i perdenti mi faceva paura. Mentre dal Giappone arrivavano splendidi cartoni animati in cui potevi immedesimarti nel Bene in lotta contro il Male, nei programmi americani vedevo crescere questo mondo ansiogeno di cui riscontravo gli stessi tratti negli aspetti peggiori (in peggioramento) della realtà italiana. Con il passare degli anni l'America mi si presentava sempre più con il volto nemico degli arroganti potenti del pianeta e quando il Muro venne giù a Berlino nel 1989 me ne restai in silenzio a guardare il trionfo degli yankees : mentre i popoli in festa abbattevano le statue di Marx e Lenin, per ripicca me ne feci una mia piccola con il das del grande vecchio Karl. Quando i generali dell'Armata Rossa tentarono un tardivo golpe contro quell'idiota di Gorbaciov, ricordo che stesi la bandiera rossa al balcone per festeggiare l'inattesa possibilità che la vittoria americana fosse discutibile, come invece non fu. Poi il fantasma degli States fu invincibile e cattivo. La ricchezza smisurata di un solo popolo contro la miseria di tutto il resto del pianeta. Uno "stile di vita" pagato a caro prezzo da tutti. Film orrendi al cinema ed in tv, tipo The Rock, Indipendence Day. Quando cercavo, per dare sfogo alla mia evidente inadeguatezza al mondo, l'immagine di un Dio sovversivo e vendicatore, mi trovavo i suoi apostoli dovunque massacrati e torturati dall'impero a stelle e striscie. Piansi lo sterminio dei popoli latinomericani, dei coraggiosi sandinisti, dei teologi della liberazione, dei contadini maya, tutti uccisi dallo stivale yanqui. Fu naturale per me, così, trovarmi a protestare per le strade di Genova nel 2001, quando gli otto grandi celebravano la loro unanime sottomissione al potere americano. E fu così che mi videro nel 2003, gli spettatori americani della CNN, sopra un carroarmato diretto in Iraq fermo sui binari di una stazione. E anche oggi che continuano il loro dominio omicida, che aiutano Israele ad uccidere i bambini, che ricattano i coraggiosi governi di Bolivia e Venezuela, non posso che sentirmi estraneo ai loro festeggiamenti per il giuramento del loro nuovo "Comandante in Capo". Vedremo quello che farà, come lo farà. Siamo qui ad attenderlo con gli altri compagni della "black list", più black di lui. Con Nasrallah, Raul Castro, Chavez, Morales, Meshal, Ahmadinejad, Goldrake, Megalomen, Mazinga e Lupin III.

giovedì 15 gennaio 2009

Dieci cose su Gaza che non sentirete mai dal TG1

1) Quella in atto non è un'azione di guerra, ma un autentico atto terroristico da parte di uno Stato contro una popolazione messa sotto assedio. Il disprezzo di ogni norma e convenzione internazionale, la strage di civili, di donne e bambini, l'utilizzo di armi chimiche sono parte di un progetto studiato e programmato. Non c'è nessun esercito da sconfiggere, ma solo una popolazione da ridurre allo stremo e una resistenza da rendere inoffensiva.

2) L' “operazione piombo fuso” è iniziata due giorni dopo Natale. E' stata abbinata ad una campagna internazionale di pubbliche relazioni preparata molto attentamente sotto gli auspici della Ministra degli Esteri israeliana. Gli obiettivi miliari di Hamas non sono l' obiettivo principale. L' “Operazione piombo fuso” ha il fine, chiaramente voluto, di causare vittime civili. Quello a cui assistiamo è un “disastro umanitario pianificato” a Gaza. L'obiettivo di lungo termine di questo piano, così come è stato formulato dai responsabili politici israeliani, è l'espulsione dei palestinesi dalle terre palestinesi.

3) “Terrorizzare la popolazione civile, assicurando la massima distruzione di proprietà e risorse culturali. La vita giornaliera dei palestinesi deve arrivare ad essere insopportabile: bisogna segregarli in città e borghi, impedire loro lo svolgimento di una vita economica normale, allontanarli dai luoghi di lavoro, scuole e ospedali. Ciò incoraggerà l'emigrazione e indebolirà la resistenza alle espulsioni future.” (Ur Shlonsky, citato da Ghali Hassan, Gaza: “La prigione più grande del mondo, Global research, 2005)

4) Dopo la tregua della Mecca, con la quale si consentiva alla popolazione della Striscia di Gaza di riprendere gli aiuti umanitari e di aprire i valichi con l'Egitto in cambio del lancio di razzi da parte di Hamas, Israele ha violato ogni accordo intrapreso impedendo l'apertura dei valichi e continuando gli attacchi contro i civili. Tutto ciò prima degli attuali bombardamenti e dell'invasione, programmata a tavolino già alcuni mesi fa dall'esercito israeliano.

5) Si fa un gran parlare di Israele come l'unica Democrazia della regione mediorientale. A parte che dovremmo lasciar stare, formalmente, la Turchia e gli stessi Territori Palestinesi, può considerarsi veramnente democratico uno Stato che elimina dalla competizione elettorale alcuni partiti, quelli di sinistra araba, perchè li accusa di essere dalla parte dei palestinesi?

6) Si ricorda sempre la natura "terroristica" di Hamas, perchè rientrerebbe nella famosa lista nera di Bush, e del suo famigerato art.7 che proclamerebbe la distruzione dello Stato di Israele. In realtà Hamas è un movimento politico nazionalista, con un grande sostegno popolare, che ha un progetto politico speculare a quello sionista : la creazione di uno Stato Palestinese in luogo di quello di Israele. Per raggiungere il suo scopo non progetta nessuno sterminio ma cerca, piuttosto, nelle attuali condizioni, di difendersi dal proprio sterminio.

7) Dopo che Hamas ha vinto le libere elezioni nei territori, in alleanza anche con movimenti laici, di sinistra e cristiani, è entrato in contrasto con la parte più filo-egiziana e corrotta di Fatah. Il contrasto è stato alimentato ad arte da Israele, che ha fornito armi alla fazione di Fatah ed ha rapito ed incarcerato ben 45 dei deputati eletti da Hamas. Contrariamente a quanto dice il presidente Napolitano, la divisione dei palestinesi non ha un unico responsabile nei cattivi terroristi di Hamas, ma è stata causata in primo luogo dalla sfiducia della popolazione civile verso Fatah e dai finti accordi di pace sponsorizzati dagli USA.

8) Il governo regolarmente eletto di Hamas ha subìto un colpo di stato da parte di Fatah in Cisgiordania con l'appoggio di Israele. Hamas è rimasto in carica a Gaza. Spesso si afferma erroneamente, invece, che Hamas ha compiuto un colpo di stato a Gaza.

9) Si parla spesso dell'appoggio dell'Iran e della Siria ad Hamas, intendendo così una sua appartenenza al cosiddetto "Asse del Male" avversato da Washington, Asse che arriverebbe fino a Osama Bin Laden. Di contro, appare inelegante dire che Israele è appoggiata economicamente e militarmente dagli USA. Anche ora, dopo il massacro di mille persone, sono in arrivo pesanti rifornimenti americani dalla Grecia.

10) Avversare il progetto di espansionismo sionista ed il suo Stato etnico-religioso comporta sempre l'accusa infamante di antisemitismo. A parte che anche gli arabi sono "semiti", ma l'equazione tra difesa della cultura ebraica, ricordo dello sterminio nazista e appoggio alla politica sionista fa acqua da tutte le parti. Anche lo scetticismo verso la formula "due popoli due Stati" non significa certo l'appoggiare un nuovo genocidio, quanto piuttosto immanginare un nuovo Stato nella regione che ammetta laicamente e democraticamente più culture. Cosa che non fa oggi Israele.


martedì 13 gennaio 2009

Pop Irno - 5

Il Segretario provinciale Giuseppe Rosone prende la parola all'inizio dell'affollata riunione del Comitato Politico Federale del partito. La sala è incredibilmente piena, c'è gente che non si è mai vista a nessuna delle precedenti assemblee, sono quelli che vengono solo quando c'è qualcosa di importante su cui votare. Sono i sindacalisti o gli operatori sociali, sono quelli ricattabili nel loro posto di lavoro, quelli a cui puoi dire per chi devono votare e sai benissimo che loro lo faranno. Sono venuti fin qui scarpinando per tutta la provincia ed ora si sorbiscono questa pallossissima riunione con l'occhio rivolto sull'orologio sperando che lo strazio finisca al più presto.

Rosone è nervoso. Ha letto e riletto il discorso decine di volte prima di presentarsi al suo pubblico. Lo ha riempito di citazioni di Marx, Marcuse, Che Guevara e ci ha messo una dedica finale a sua moglie.

Inizia la relazione con una lunga tirata sul declino economico della provincia, sulla deindustrializzazione, sulla perdita di posti di lavoro e bla bla bla. Pochi seguono, altri si leggono il giornale e quelli che contano, quelli che hanno chiamato i sindacalisti dal culo della provincia per votare come dicono loro, quelli lì sono nel corridoio che fanno la conta dei voti.

Franco Monti ha lo sguardo triste e parla con Tiziana Di Palma, sua fedelissima nel comitato.

- Franco, ho fatto e rifatto il conto. Stiamo sopra di tre voti. Stai tranquillo.

Monti non è ancora sicuro, il conteggio lo ha fatto pure lui, ma c'è pure qualche voto imprevedibile di qualcuno che si diverte a seguire Rosone oppure crede di fare di testa sua. Monti lo ha messo in preventivo ed il suo conto è diverso. Considerate le astensioni, può andare sotto. E se va sotto è la fine.

- Allora per fare fuori quel coglione di Rosone occorrerà chiamare Roma, inventarsi qualcosa di violento, commissariare il partito o prenderlo a picconate in testa. Sennò ci pensa la Belva a fare fuori a lui e a questa eventualità non ci voglio proprio pensare. Quel coglione impazzito di Rosone.

Monti sibila alla Di Palma.

Non ha neanche capito che stava lì solo per fare il volere di Monti e quindi della Belva, soprattutto riguardo a quelle cose così importanti, quelle cose che si contavano in centinaia di migliaia di euro in appalti, in mazzette e mattoni. Ora lui se ne sta lì, nell'altra stanza a finire quel suo discorso mongoloide su come fare la verifica dell'accordo di maggioranza con il Partito Riformista. Sì, la verifica, ci vai tu a parlare con la Belva e gli porti i punti programmatici sulla Pop Irno. Quello ti squarta. Coglione di un Rosone, pensa Monti.


La proposta è ai voti. Monti aveva visto bene. Quell'idiota di Franceschi alla fine si è lasciato convincere da Guarneri ed ora siamo pari. Ventiquattro voti a ventiquattro. Più il voto di Rosone e la frittata è fatta. Ha perso. I pazzi hanno un voto in più.


- Aspettate! Aspettate! - Tiziana Di Palma agita le braccia e sbraita attirando l'attenzione della sala- Il voto è irregolare, va ripetuto! C'è un compagno della provincia che non ha potuto votare!

Rosone è viola in volto e urla, - Il voto è regolarissimo, per un voto si fa la verifica!

Attorno scoppia il caos, i votanti si affacciano sul seggio e qualcuno prende in mano le schede con i sì e con i no. Il garante regionale cerca di mediare e di convincere le parti in lotta senza grossa convinzione. A turno se lo prendono in disparte Guarneri e Monti per suggerirgli le mosse e portarselo sulla propria sponda.

Nella bolgia dei votanti la Di Palma si azzuffa a capelli con un'altra compagna del gruppo di Rosone, mentre Monti chiude il cellulare. Non può finire così, pensa. Muoia Sansone con tutti i filistei. Meglio il caos ora che la segreteria ancora in sella. Un po' di casino e qualcuno di fiducia per portare ordine a modo mio, pensa Monti.


Nella sala entrano cinque uomini di Monti, assunti dalla cooperativa di pulizie creata dal suo assessorato, per gentile concessione della Belva. Uno di loro affronta Guarneri a muso duro. E' alto quasi due metri.

- Compagni, chi sono questi qui! Che c'entrano? Dobbiamo riportare la calma nell'assemblea, bisogna far rispettare la democrazia! - urla qualcuno.


Rosone si siede in un angolo paonazzo in volto. L'energumeno scagnozzo di Monti prende Guarneri per la giacca e gli sferra una testata sul naso. Guarneri si accascia. La riunione è finita.

lunedì 12 gennaio 2009

Asimmetrico

# Poniamo il caso che i terribili terroristi di Hamas, come li reputa il filo-sionista Marco Travaglio, avessero bombardato Israele uccidendo mille persone, in gran parte civili, donne e bambini. Non ce ne staremmo allora qui a cospargerci il capo di ceneri, esecrando il nuovo Olocausto, il nuovo 11 Settembre, lo sterminio di massa e la guerra di civiltà o la fine del mondo? E invece no, il conflitto asimmetrico prosegue indistrurbato e noi siamo qui a parlare dello Statuto di Hamas e del suo progetto politico. Mentre il massacro continua, Israele ci propina i suoi sponsor, uomini immagine dell'eccidio : sono scrittori, cantanti, poeti e artisti. Yehoshua, Oz, la cantante Noa. Tutti a dire, dispiaciuti, "ma noi dovevamo farlo, era inevitabile!". Immaginate di essere bombardati da dei razzi Qassam sul vostro territorio, ci dicono gli artisti, non vorreste allora in risposta, in legittima difesa, approvare l'omicidio di mille persone? Eh bè, sì, Cristo di un Buddha maomettano! Pure Gandhi era per la leggittima difesa, per Abramo Isacco e Giacobbe! Insomma, questo conflitto asimmetrico non lo riesco a vedere come una guerra, non è una guerra. Mi ricorda, scusatemi l'esempio, Napoli-Salernitana di Coppa Italia. Non avevano diritto i partenopei a infilarci tre palloni dopo il provocatorio gol della bandiera di Arturo?

# Ho letto su internet la dolente ultima Liberazione di Sansonetti. Una cosa assolutamente ridicola e fuori luogo. Una specie di maldestro tentativo di farsi martiti della libertà di stampa, ultime vittime dello stalinismo, portatori inascoltati di una sinistra libertaria, oppressa da un partito grigio, burocratico e repressivo. Per giunta omofobo. Ma dde che? Quali vittime? La compagnia bertinottiana? I berty boys ex-giovani comunisti? I grandi strateghi alla G.Migliore? Ma veramente fanno? Io mi chiedo solo se un partito guidato da Niki Vendola avrebbe mai tollerato una Liberazione diretta da uno della eventuale minoranza. Non credo proprio sarebbe mai avvenuto e non lo dico per ipotesi, ma perchè quando gli è toccato di espellere, mettere in riga e farsi giudici non hanno mai esitato un attimo nel farlo. Non so se ricordate un certo F.Turigliatto. Mi stupiscono, in fondo, solo due cose. La prima è che noi lettori dovremmo credere a questa pantomima del direttore libertario silurato dai cattivi. La seconda è che vecchi compagni esterni al Prc come Bifo e Scalzone possano partecipare a questa farsa nel ruolo degli indipendenti ospitati grazie al giornale antistalinista come loro. Comunque questa storia finirà per dare una ragione pubblicitaria in più alla scissione vendoliana. Nientedimeno.

# A Spinesi lo aspetto con il numero sulla maglietta in campo.

domenica 11 gennaio 2009

Disindividuo

Sono passati secoli perchè si costruisse storicamente la soggettività concreta dell'individuo, della persona o dell'Uomo. Foucault ha tra i suoi meriti quello di aver scritto una preziosa genealogia della formazione di questa nuova strana bestia, anche se è a Nietzsche che dobbiamo la prima fondamentale consapevolezza esplicita di questo percorso. L'uomo progressivamente si differenzia dal suo essere specie, dal suo prendere parte al naturale ciclo degli altri animali. Diventando individuo l'uomo reclama i suoi diritti, nonchè struttura le sue ideologiche manie di legittimazione verso il mondo circostante. L'idea di Dio, naturalmente, fa gioco a questa pretesa di legittimità di un essere che proietta la propria considerazione di sè attraverso i secoli e lo spazio, assoggettandoli entrambi alla propria volontà di potenza. Quanto questa pretesa soggettiva di essere sia fondata da un errore di prospettiva appare come un segreto prezioso rivelato a pochi. Dal pensiero buddhista potremmo invece assumere alcune indicazioni di fondo rispetto a questa dittatura dell'Individuo. La prima è che tutte le cose, compreso quelle che compongono il suddetto individuo, sono aggregate, sono composte, composite. Un individuo che è formato da incalcolabili parti che si sommano e si compongono è già un individuo più reale e meno tiranno. La seconda indicazione è che tutte queste cose composte sono in continua trasformazione, dunque sono impermanenti. L'individuo di oggi non è quello di ieri e non sarà lo stesso domani. L'immagine fissa con il quale cerchiamo di bloccare unicità e permanenza dell'individuo proietta all'esterno la radice di base della nostra paranoia e ci conduce alla sofferenza. La terza e definitiva implicazione riguarda direttamente la cosiddetta esistenza intrinseca delle cose stesse, per come le creiamo e come le immaginiamo e per quanto sono effettivamente reali.

sabato 10 gennaio 2009

Alcool Bari

La trasferta inizia sotto i migliori auspici, con una macchina straordinaria con elementi del calibro di Patacca e Capa di Fierro, nonchè, naturalmente del Frizzy Pazzy. Arrivati a Bari veniamo accolti da due compagni baresi che ci portano prima in un bar sul lungomare dove cominciano a piovere Peroni offerte in quantità. Non è che l'inizio, infatti veniamo condotti verso il centro dove c'è il ritrovo del gruppo Alcool Bari ("lasciatemi cantare con la Peroni in mano, lasciatemi cantare una canzone piano piano, lasciatemi cantare perchè ne sono fiero, sono un Alcool Bari, un ubriacone vero"). Inutile dire che anche qui gira una quantità incontrollata di birre offerteci, insieme ad una tavolata di rosticceria, dai fratelli baresi. Si comincia ad inneggiare a Bari & Salerno ed al comune odio verso i napoletani (purtroppo ci sono anche dei video compromettenti di gente che urla "Vesuvio pensaci tu", ma mi rifiuto di cercare il link). Nel frattempo conosciamo una gloria del tifo barese, il vecchio "Gheddafi", passato alla storia per essersi lanciato da solo contro decine di leccesi ("ci steva anghe mio padre che è nato a Lecce, e ci siamo trovati gondro nelle mazzète"). Si parte carichi verso il San Nicola e decidiamo di entrare in Curva Nord con i baresi per completare il gemellaggio. E' qui che scambio la mia sciarpetta granata (la sciarpetta di Lanciano-Salernitana, non so se mi spiego..) con una biancorossa. Il gemellaggio è davvero completo. La prima sorpresa, dopo aver rischiato la vita nella calca dei tornelli, è che i baresi applaudono a Marchese, del quale hanno inspiegabilmente un buon ricordo. La partita comincia e Barreto appare subito imprendibile, mentre Mutti schiera un prudente 5-3-1. Come al solito Cardinale sbaglia un rinvio ed è punizione, tira Barreto e Pinna si fa fregare sul suo palo, spostandosi dal lato sbagliato come con il Parma. La curva esplode e rimango tristemente in silenzio con il petardo in mano mentre attorno si abbracciano. Nel secondo tempo abbiamo diverse occasioni per pareggiare. All'inizio l'arbitro ci nega un rigore clamoroso su Ganci, poi Turienzo e Scarpa sfiorano il palo di un niente, la palla esce di un centimetro fuori e lo spicchio granata di fronte nell'altra curva purtroppo non può esultare. Ci mancherà questa strana sensazione di vedere esultare i tifosi della Salernitana lontano nell'altra curva, nonchè di sentire urlare Capa di Fierro da solo nella curva del Bari, come Pippo Franco in quel vecchio film ("e nun se po' negà che è gol!"). Peccato, mi tocca fumare malinconicamente un altro petardo. Finisce qui, ma Patacca è fiducioso per il futuro, con i nuovi innesti aspetto con ansia il riscatto sabato prossimo. Sempre più malato.

giovedì 8 gennaio 2009

Un progetto di legge infame

Partigiani e deportati come le truppe di Salò

di Gemma Contin

Un progetto di legge, numero 1360, e un colpo di mano che metterà il Parlamento di fronte alla scelta di equiparare i partigiani che combatterono contro il fascismo e il nazismo, contro la guerra praticata da Benito Mussolini a fianco di Adolf Hitler, per la liberazione dell'Italia da un'infame dittatura interna ed esterna, con i miliziani della Repubblica di Salò, le truppe irriducibili che volevano continuare a tenere il Paese a ferro e fuoco, quelli che consegnarono migliaia di ragazzi italiani nelle mani dei rastrellatori tedeschi e gli ebrei del ghetto di Roma, di Venezia, di Torino, di Milano, nelle mani dei loro torturatori e di chi li avrebbe avviati ai lager e ai forni crematori.
Il progetto di legge - firmato in sostanza da parlamentari del "Popolo delle libertà" come Nicola Cristaldi, ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana, o dal vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, noti eredi del Fuan, del Movimento sociale italiano e di Alleanza nazionale, ma anche da qualche esponente (che poi ha ritirato la firma) del Partito democratico di dubbia memoria storica come Paolo Corsini, ex sindaco di Brescia, che pure ha scritto il libro Da Salò a Piazza della Loggia ed è stato presidente del suo gruppo in Commissione Stragi - è in discussione ora, al rientro dalle vacanze natalizie, al primo punto dei lavori in corso alla Commissione Difesa della Camera dei deputati, il cui presidente Edmondo Cirielli (sì, proprio lui, anch'egli proveniente dai vertici irpini di An, nonché dall'alta formazione militare dell'Accademia della Nunziatella) ne è anche il relatore. Tanto per dire quale rilievo e importanza venga attribuito a una tale proposta dal centrodestra, più precisamente dall'"ala nera" del centrodestra, suscitando peraltro molti dubbi e distinguo, espressi in Commissione, tra le file della Lega.
Si tratta infatti di un nuovo capitolo di quel processo di omologazione (tutti ugualmente buoni oggi, tutti ugualmente cattivi ieri, o tutti eroi posti sullo stesso altarino), di ricostruzione di una verginità ideologica e di "revisionismo storico", ovvero di riscrittura della realtà storica per come quelli di noi che hanno un po' più di sessant'anni hanno vissuto e ricordano assai bene e con molto dolore, cui hanno contribuito non poco le prese di posizione, in nome di una presunta "memoria condivisa" e declamata "riconciliazione nazionale", molti rappresentanti "al di sopra di ogni sospetto" del centrosinistra, come l'ex presidente della Camera Luciano Violante, ma anche il lavoro di ricerca e riedizione (o di pentimento e confessione, sulla via di una laicità trascesa al misticismo in nome della "verità" ex post) di esponenti dell'intellighenzia che si è sempre detta vicina al centrosinistra: prima al Psi di Craxi, poi al Pci di Berlinguer, adesso al Pd di Veltroni.
Sta di fatto che l'Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi) e le altre organizzazioni che rappresentano gli ex internati (Anei), gli ex deportati (Aned), i perseguitati politici (Anppia) e l'Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria (Anfim), sono in forte allarme. Innanzitutto perché il primo firmatario del progetto di legge numero 1360 è quell'onorevole Lucio Barrani, ex sindaco di Aulla e di Villafranca in Lunigiana, che ha fatto erigere nella piazza principale di Aulla la statua a grandezza naturale di Bettino Craxi in marmo bianco di Carrara e ha apposto a Villafranca una lapide commemorativa che dice: «In ricordo di Benito Mussolini, ospite in questo borgo nel triste gennaio 1945, quando reduce dalle retrovie della linea gotica s'avviava al tragico epilogo della sua vita avventurosa».
Si tratta dello stesso sindaco che, dopo aver dichiarato il suo comune "dedipietrizzato" ai tempi di Tangentopoli, ha deliberato la posa in opera in tutto il territorio municipale di cartelli stradali che indicano e impongono il "divieto di prostituzione".
Ma l'allarme vero delle associazioni partigiane, raccolto da alcuni parlamentari, storici e giuristi, che martedì prossimo ne discuteranno nella Sala del Cenacolo di Vicolo Valdina a Roma, in un confronto su «Totalismo e democrazia» presieduto da Armando Cossutta, riguarda proprio il contenuto della proposta di legge che, partendo da un antefatto "nobile" quale la costituzione dell'Ordine di Vittorio Veneto, che prevede il riconoscimento dei meriti e dei diritti dei combattenti e reduci impegnati sui due fronti della Grande Guerra, vorrebbe adesso istituire in parallelo il cosiddetto "Ordine del Tricolore" (e il nome è già un primo indizio) nonché il conseguente «adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra» (secondo indizio ben preciso e mirato).
Il senatore Cossutta ci ha detto che «già nelle ultime legislature era stata avanzata analoga proposta. Siamo però sempre riusciti a impedirglielo. Ma adesso si prepara un vero e proprio colpo di mano, inaccettabile sotto il profilo morale e politico, oltre che da un punto di vista giuridico e storico, che equipara quelli che facevano i rastrellamenti per conto dei tedeschi a chi è stato internato nei campi di concentramento e a chi ha fatto la Resistenza».
Assieme a lui ne discuteranno lo storico Claudio Pavone, il vicepresidente vicario dell'Anpi Raimondo Ricci, la deputata del Partito democratico Marina Sereni, il presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Vassalli, «per cercare di avviare un campagna di informazione e di chiarificazione», perché i proponenti, nella presentazione della proposta di legge, scrivono: «L'istituzione dell'Ordine del Tricolore deve essere considerata un atto dovuto verso tutti coloro che impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della "bontà" (sic, con tanto di virgolette!) della loro lotta per la rinascita della Patria».
L'articolo 2 prevede che tale onorificenza (e quello che ne consegue) sia conferita: «A coloro che hanno prestato servizio militare per almeno sei mesi, anche a più riprese, in zona di operazioni, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e che siano invalidi; a coloro che hanno fatto parte delle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, oppure delle formazioni che facevano riferimento alla Repubblica sociale italiana; ai combattenti della guerra 1940-1945; ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 che fruiscono di pensioni di guerra; agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramenti o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945». Che poi sarebbero quelli che dopo l'8 settembre 1943 fecero la guerra ai partigiani, all'esercito di liberazione, ai militari agli ordini del generale Badoglio, alle forze armate alleate sbarcate in Sicilia e ad Anzio e alle truppe che combatterono contro l'esercito tedesco in ritirata. Insomma, quelli che fino all'ultimo furono i fiancheggiatori dei nazisti e i torturatori delle popolazioni civili che resistettero alle Squadre Speciali in fuga.
E per essere sicuri che le benemerenze siano "equamente" assegnate e ripartire, l'articolo 4 che definisce la composizione dell'Ordine del Tricolore precisa: «Il Capo dell'Ordine è il Presidente della Repubblica. L'Ordine è retto da un Consiglio composto da un tenente generale o ufficiale di grado corrispondente che lo presiede, da due generali, di cui uno dell'Aeronautica militare, e da un ammiraglio, in rappresentanza delle Forze armate; dal presidente dell'Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze armate italiane che hanno partecipato alla querra di liberazione; dal presidente dell'Associazione nazionale combattenti e reduci; dal presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia e dal presidente dell'Istituto storico della Repubblica sociale italiana, nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del ministro della Difesa».
Si prevedono, tra le altre cose, «200 milioni di euro l'anno, a decorrere dal 2009», di «adeguamento pensionistico», compreso quello per l'«assegno supplementare spettante alle vedove». E siccome tali risorse non erano previste né nel dispositivo di bilancio di quest'anno né nella legge finanziaria triennale che resterà in vigore fino al 2011, si dà mandato al ministro dell'Economia e delle Finanze di «apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
Ci assale un forte dolore al centro dello sterno, non solo per tutte quelle creature "passate per il camino" che sarebbe bene continuare a elencare una per una in nome di quella pretesa "memoria condivisa", ma per un ricordo preciso: quello di 31 ragazzi tra gli 11 e i 25 anni impiccati agli alberi del corso centrale di Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. I responsabili, tedeschi e italiani, non sono mai stati processati.
L'immagine è tra le più raccapriccianti nella storia degli eccidi compiuti in Italia non solo dai nazisti ma anche da italiani contro italiani, al comando del vicebrigadiere delle SS Karl Franz Tausch, il boia di Cornaiano.
Trentuno corpi di giovani senza vita che penzolano dagli alberi del lungo viale di Bassano. Un impiccato per ogni albero, con i piedi che strisciano a pochi centimetri dal suolo, le mani legate dietro alla schiena, sul petto un cartello con la scritta "bandito". Lasciati lì, appesi per un giorno intero, senza diritto alla sepoltura, impedendo la riconsegna dei corpi martoriati alle famiglie, in segno di spregio e per terrorizzare la popolazione.
Amen per tutte le anime morte, colpevoli e innocenti.

fonte Liberazione.it

martedì 6 gennaio 2009

Fortress Europe

Dal 2003 Italia ed Europa chiedono alla Libia di fermare i migranti africani. Ma cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e donne africane e perchè tutti fingono di non saperlo? Ecco alcune testimonianze dirette di migranti tratte dal Rapporto Libia di Fortess Europe :

Tajo, Nigeria
“Conosco personalmente almeno due casi di ragazzi ammazzati dagli agenti di polizia a Tripoli. Il primo
è un ragazzo nigeriano, di nome Idewin. Venne arrestato a Tripoli durante una retata e morì pochi
giorni dopo per una brutta ferita alla testa causata da un colpo di manganello. L’altro era un ghanese.
L’avevano portato al commissariato, non so esattamente perché. So solo che morì per un colpo fatale
che gli sferrarono al collo durante un pestaggio, era nel febbraio del 2007”

Sium, Eritrea
“Eravamo partiti dalla Libia, dopo tre giorni di viaggio abbiamo perso la rotta e girando a vuoto
abbiamo finito la benzina. Siamo stati intercettati da una nave militare libica che ci ha riportato sulla
costa. Sono stato imprigionato per quattro mesi durante i quali mi hanno trasferito in cinque prigioni
diverse: Fellah, Ajdabiya; Marj, Binghazi, Kufrah”

Fatawhit, Eritrea
“Ho visto molte donne violentate nel centro di detenzione di Kufrah. I poliziotti entravano nella
stanza, prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non facevano alcuna
distinzione tra donne sposate e donne sole, Molte di loro sono rimaste incinta e molte di loro sono state
obbligate a subire un aborto, fatto nella clandestinità, mettendo a forte rischio la propria vita. Ho visto
molte donne piangere perché i loro mariti erano picchiati, ma non serviva a fermare i colpi dei
manganelli sulle loro schiene”.
Selam, Etiopia

Wares, Eritrea
“Se una persona scappa, tutti gli altri sono portati nel cortile per essere sottoposti ad un interrogatorio
sulle sorti del fuggitivo. Chi non risponde o dice di non sapere niente viene picchiato con il manganello.
A volte utilizzano un manganello che dà la scossa elettrica”.


Possiamo far finta di niente oppure attivarci in qualche maniera, ad esempio firmando QUI una petizione on line indirizzata a Parlamento Italiano, Parlamento e Commissione Europea e Unhcr, per fare chiarezza sulle condizioni dei migranti africani in Libia e sulle responsabilità italiane.

lunedì 5 gennaio 2009

Identity 2.0

Ci eravamo dati appuntamento in un vecchio condominio fatiscente della zona ovest, quella con tutti quei palazzoni rossi di mattone in fila. All'ingresso dell'appartamento c'era una targhetta con su scritto V.Kafivis. In realtà la ragazza si chiamava Paula e aveva messo il nome di un suo vecchio zio che aveva posseduto il locale in passato. Paula stava lavorando al computer da un bel pezzo quando entrai nella stanza. Il suo ultimo modello di pc era uno di quelli che potevano installarsi automaticamente tutte le ultime modifiche di software, scaricandosele dalla rete con un programma istantaneo. Era un vero gioiello di computer e non era la sola cosa preziosa in quella casa, così piena di aggeggi elettronici e schermi di video notiziari sulle pareti. C'era pure uno di quei deliziosi apparecchi del caffè che facevano tutto da soli. Paula mi fece sedere su una poltrona verde nel salotto mentre girava indaffarata cercando dei dischetti nella scrivania dello studio. Si trattava di applicare quel programma nuovo, quello per cui ero venuto lì in quella stanza quella sera d'estate. Identity 2.0. Il meglio del meglio in circolazione. Qualche decennio fa, quando era cominciata la preistoria della Rete, quando erano nati Google e Facebook e tutto il resto, sarebbe stato uno di quei modelli per resettare il tuo nickname o il tuo avatar, per non far leggere il tuo nome su nessun motore di ricerca, cancellando tutto quello che avevi scritto, il tuo sito ecc. A quei tempi avresti pagato un deprogrammatore capace e avresti fatto sparire un bel po' di spazzatura da internet che ti riguardava. Poi la rete si era evoluta come ben sappiamo, dalle carte d'identità si era passati al Life Avatar, alla Connessione Totale della tua identità ed alla tracciabilità completa dei tuoi movimenti e della tua vita sociale. Paula faceva parte di quel nuovo gruppo di hacker, i Pirati psicogeografici, quelli che erano capaci di far sparire la tua identità senza lasciare traccia e ricostruirne una nuova nella Rete e piazzarla lì come se niente fosse stato, come se il tuo nuovo Avatar fosse stato lì da sempre. E' facile capire perchè avessi bisogno di Paula e di Identity 2.0, naturalmente. Come tutti i deprogrammati dovevo far sparire un bel po' di casini fatti negli ultimi tempi, casini per cui sarei stato prima o poi rinchiuso nelle gabbie municipali assieme ad altri dannati come me, a tossici o migranti o islamici. Mi sarei fatto una nuova vita da domani, con un passato nuovo di zecca. Mike Hamilton, questo il mio nuovo nome nella Rete, impiegato anonimo, scapolo e con pochi interessi, quarantadue anni e nessun precedente penale. Insomma, un nuovo pallosissimo personaggio, però in grado di non farsi scotennare dalle guardie municipali nel giro di una settimana. Stavo tutto sudato sulla poltrona, la barba di tre giorni. Paula mi sorrise, aveva trovato il dischetto.

sabato 3 gennaio 2009

Gaza è sola

In questi giorni mi è venuta più volte in mente una scena del film Caro Diario di Nanni Moretti in cui il regista, parlando con la moglie di alcuni libri letti che gli sono piaciuti, cita lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, "bel libro, come tutti quelli di Yehoshua". Mi è tornata in mente questa scena perchè il suddetto scrittore, intervistato dai giornali di tutto il mondo, ha giustificato l'intervento del suo paese nella Striscia di Gaza, giudicandolo inevitabile : "cosa potevamo fare?". Per un puro pregiudizio antisionista mi sono sempre rifiutato di leggere i libri di Yehoshua, ritenendolo a ragione uno di quegli intellettuali fintamente progressisti, che parlano di pace e convivenza tra i popoli fino a quando il proprio stato non imbraccia, "inevitabilmente", "perchè attaccato", le armi. Lo ritengo degno di stare in un film di Moretti o nel salotto televisivo di Serena Dandini. Con lui, anche altri scrittori, come Amos Oz, noti e stimati in Italia, tutti appartenenti alla sinistra laburista israeliana, al Meretz, si sono detti a favore del massacro dei palestinesi a Gaza. Mentre scrivo queste righe l'esercito sionista è entrato nel territorio assediato e impazzano gli scontri, dopo che per otto giorni sono state bombardate case, moschee, ambulanze, mercati e uccise quattrocento persone inermi. Sono state dette parecchie menzogne in queste drammatiche giornate, sotto la spinta del fervente lavoro degli apparati ideologici di Stato di Israele e dei suoi lacchè sparsi nel mondo. La prima clamorosa menzogna è stata quella di attribuire ad Hamas la fine della tregua. Poi si è incominciato a far vedere nei telegiornali per minuti interi questi scalcagnati razzi Qassam lanciati disperatamente da Hamas a casaccio, facendoli passare per il terribile attacco dei terroristi islamici contro il pacifico popolo ebreo. Mentre l'inviato del TG1, Claudio Pagliara, diceva senza vergogna di aver partecipato ad una riunione operativa dell'esercito israeliano, donne e bambini di un territorio assediato venivano bombardati, lasciati senza acqua e medicinali, in una situazione disastrosa. Alla fine gli scrittori democratici sono costretti a gettare la maschera ed a schierarsi con l'invasore assassino. Anche Obama è costretto ad un imbarazzato silenzio. Questo va detto perchè credo che la penna di uno scrittore e le parole di un giornalista siano importanti e combattano la guerra al pari delle bombe e delle granate e dei razzi che piovono sulla testa della gente. Lo diceva lo stesso Nanni Moretti che "le parole sono importanti". Forse i palestinesi hanno avuto il torto di votare democraticamente per un partito, Hamas, che non si è venduto senza ritegno come Fatah al nemico, hanno avuto il torto di farla finita con la corruzione dilagante e paramafiosa dell'Anp e dei Dalhan. Hamas è stata accerchiata ed isolata, il popolo palestinese è stato diviso e mandato al massacro e la comunità internazionale non ha fatto niente, fino all'irreparabile. Gaza è sola. I palestinesi combattono la loro "guerra asimmetrica", la stessa vigliacca aggressione delle superpotenze contro gruppi minori che l'Occidente ha l'ardire di definire, lui, terroristi. Esattamente come in Irak e come in Afghanistan. Ma le guerre asimmetriche sono strane guerre e spesso, Bush ne sa qualcosa, è pericoloso dichiararsi frettolosamente vincitori. I palestinesi combatteranno, così come lo hanno fatto gli irakeni e gli afghani. Nessuno si faccia illusioni, la guerra è appena cominciata.

venerdì 2 gennaio 2009

Pop Irno - 4

Quando Matteo Spada entra nella sala del centro sociale occupato la riunione è già cominciata da un pezzo. Giusto il tempo di andare all'ospedale a visitare Giuliano Colla ed essere respinti all'ingresso per aver superato il termine dell'orario consentito di visita. Poi, un bel po' di traffico in tangenziale ed ora di corsa all'incontro del comitato cittadino contro la cementificazione.

I muri del centro sono impregnati di umidità e le scritte inneggianti al Chiapas ed alla Palestina stanno scolorendo. La stanza è fredda e non riscaldata e la ventina di brutte sedie disposte in circolo sono malamente illuminate. Un ragazzo con dei lunghi capelli rasata ha appena finito di parlare quando Matteo si siede sulla sua traballante sedia appena dietro il cerchio della riunione. La parola passa a Paolo Bronzelli, per tutti Bronx, storico leader del centro sociale.

- Cari compagni qua la faccenda è complicata. Il consiglio comunale ormai ha fatto passare la variante principale al piano regolatore, quella che destinerà tutta la zona ad un livello commerciale. Il progetto è chiaro, ci sta già il progetto di far passare la strada sopra al centro sociale e di abbatterlo tra pochi mesi. Compagni, qua dobbiamo iniziare a formare un'assemblea cittadina contro lo sgombero e contro la disoccupazione in città, un comitato che coinvolga tutte le forze sindacali e politiche...

Matteo Spada rimane ad ascoltare con il solito fastidio le parole di Bronx. Non riusciva mai a tollerare quel suo tono vittimistico e le sparate improvvise dettate dalla sua sindrome del complotto. Per esempio, non gli risultava assolutamente che ci fosse in programma la costruzione di una strada o di un'autostrada al posto del centro sociale. D'altra parte era difficile stare dietro alle previsioni catastrofiche di Bronx quando cominciava a parlare in pubblico. I suoi discorsi partivano da un appello allarmistico sul possibile imminente sgombero del centro, per poi passare ad un rapido cenno alle lotte dei lavoratori colombiani o pakistani per poi finire con un improvviso attacco a qualche consigliere comunale un tempo suo caro amico. Proprio come stasera. Spada aveva smesso di cercare di capire quali fossero i riferimenti e gli alleati politici di Bronx, visto che cambiavano ogni settimana.

- Per questo non dobbiamo scherzare sulla situazione che è delicatissima, compagni. E' inutile che facciamo delle battaglie perse sul complesso del piano regolatore e poi ci troviamo con il culo per terra con l'unico luogo di aggregazione giovanile della città sgomberato dopodomani...

Questa è un'allusione a qualche suo vecchio compagno ora in consiglio comunale, pensa Matteo, stai a vedere che Bronx ha qualcosa da ridire sul voto di astensione di Guarneri sul piano di Pop Irno. Forse voleva un voto favorevole? Come la Belva? I soliti contorcimenti politicisti di Bronx, pensa Matteo Spada, oppure qualche manovra peggiore su cui mi rifiuto di indagare.

Lo stesso giovane consigliere Guarneri, evidentemente chiamato in causa da Bronx, anche se non con una chiara accusa esplicita, fa un salto sulla sedia. Si aspettava tutto da quella riunione al centro sociale, tranne che venire criticato, anche se in maniera allusiva, di essersi schierato contro l'approvazione delle varianti in consiglio comunale. Casomai, in quel luogo si sarebbe atteso di dover rispondere alla solita richiesta dei compagni lì presenti, e cioè perché il suo partito rimanesse ancora in giunta con la Belva e cosa aspettasse lui a dare le dimissioni dal partito. Insomma, non si aspettava proprio di dover sentire le stesse parole di Franco Monti in quella sede. Forse è per questo che Franco Monti se la ridacchia nel baretto del centro, apparentemente distaccato dal dibattito in corso nella gelida stanza delle riunioni, pensa Matteo Spada. E come al solito, Bronx e Monti sono d'accordo, anche se poi mi toccherà sentire ancora l'uno parlare male dell'altro per ore, si disse Spada.

giovedì 1 gennaio 2009

Ricostituzione

di Alessandra Daniele

B.JPGDopo la riforma Alfano della Giustizia, si annuncia per il 2009 la riforma della Costituzione. Carmilla è già in grado di pubblicare in il testo dei nuovi Principi Fondamentali, firmato dal premier Silvio Berlusconi.

Art 1
L'Italia era una Repubblica immaginaria e priva di fondamento, che smentisco decisamente.
La sovranità apparteneva al popolo, che però me l’ ha data in cambio di qualche promessa, e qualche regalino, come fanno sempre anche le mie care collaboratrici.
Quindi l’Italia adesso è una Remia, una Res mia.

Art 2
La Remia non riconosce i diritti dell'uomo se li incontra così, per strada. Non se li può mica ricordare tutti di faccia. Ci vuole almeno la carta d’identità giusta, ma è molto meglio la carta di credito.
Art 3
Tutti i cittadini sono diversi davanti alla legge, in base a sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, e soprattutto reddito.
È compito della Remia personalizzare il più possibile la legge, anche con simpatici adesivi colorati da indossare, in modo da evitare il grigiore anonimo dell’uguaglianza.
Art 4
La Remia riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, ma non al salario.
Ogni cittadino ha inoltre il dovere di svolgere un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale delle società del gruppo Mediaset.
Va bene anche guardare “I Cesaroni”.
Art 5
La Remia, una e trina, è formata da tre mandamenti in subappalto ai capi- mandamento locali alleati del Polipo delle Libertà. Il principale alleato nazionale del PdL, il Vaticano, ha invece diritto di vita, di morte, e di coma, su tutto il territorio nazionale.
Art 6
La Remia spranga, brucia, rastrella, ed espelle con apposite norme le minoranze di ogni tipo.
Art 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono una cosa sola. Con due teste, otto zampe, e migliaia di occhi.
Art 8
Tutte le confessioni religiose sono diverse davanti alla legge.
Le confessioni religiose differenti dalla cattolica vanno suddivise in:
a) Sbagliate e perverse, ma trascurabili perché molto minoritarie.
Da sfottere, ma sopportare, finché non rompono i coglioni.
b) Sbagliate, perverse, e pericolose, perché terroriste e terrone, cioè terroniste. Da combattere con ogni (ani)male necessario, dai maiali incontinenti, alle retate a cazzo di cane.
Art 9
Quando la Remia sente la parola “cultura”, mette mano alla pistola.
La ricerca scientifica e tecnica è subordinata alle direttive vaticane.
Il paesaggio e il patrimonio storico e artistico d’Italia devono levarsi dai coglioni delle aree edificabili, e delle Grandi Opere.
Art 10
La condizione giuridica dello straniero è regolata dall’umore di Olindo e Rosa Bazzi.
Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, sarà subito rispedito a crepare lì.
L'estradizione dello straniero per reati politici sarà eseguita dai servizi segreti più interessati a torturarlo.
Art 11
L'Italia sposa la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, e come mezzo per leccare il culo ai paesi più potenti nelle controversie internazionali. Però creativamente la definisce con un altro nome. Essendo il nickname “missione di pace” già usurato, sarà sostituito da “Festival di Sanremo”.
Il prossimo Festival di Sanremo si svolgerà in Iran.
Art 12
La bandiera della Remia è il nuovo tricolore italiano: verde Padano, bianco Vaticano, e azzurro delle Libertà. Il rosso viene abolito per decreto presidenzale su tutto il territorio della Remia.

Chi volesse dare un ultimo saluto al testo del 1947, entrato in vigore il 1º gennaio 1948, lo trova qui