martedì 6 gennaio 2009

Fortress Europe

Dal 2003 Italia ed Europa chiedono alla Libia di fermare i migranti africani. Ma cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e donne africane e perchè tutti fingono di non saperlo? Ecco alcune testimonianze dirette di migranti tratte dal Rapporto Libia di Fortess Europe :

Tajo, Nigeria
“Conosco personalmente almeno due casi di ragazzi ammazzati dagli agenti di polizia a Tripoli. Il primo
è un ragazzo nigeriano, di nome Idewin. Venne arrestato a Tripoli durante una retata e morì pochi
giorni dopo per una brutta ferita alla testa causata da un colpo di manganello. L’altro era un ghanese.
L’avevano portato al commissariato, non so esattamente perché. So solo che morì per un colpo fatale
che gli sferrarono al collo durante un pestaggio, era nel febbraio del 2007”

Sium, Eritrea
“Eravamo partiti dalla Libia, dopo tre giorni di viaggio abbiamo perso la rotta e girando a vuoto
abbiamo finito la benzina. Siamo stati intercettati da una nave militare libica che ci ha riportato sulla
costa. Sono stato imprigionato per quattro mesi durante i quali mi hanno trasferito in cinque prigioni
diverse: Fellah, Ajdabiya; Marj, Binghazi, Kufrah”

Fatawhit, Eritrea
“Ho visto molte donne violentate nel centro di detenzione di Kufrah. I poliziotti entravano nella
stanza, prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non facevano alcuna
distinzione tra donne sposate e donne sole, Molte di loro sono rimaste incinta e molte di loro sono state
obbligate a subire un aborto, fatto nella clandestinità, mettendo a forte rischio la propria vita. Ho visto
molte donne piangere perché i loro mariti erano picchiati, ma non serviva a fermare i colpi dei
manganelli sulle loro schiene”.
Selam, Etiopia

Wares, Eritrea
“Se una persona scappa, tutti gli altri sono portati nel cortile per essere sottoposti ad un interrogatorio
sulle sorti del fuggitivo. Chi non risponde o dice di non sapere niente viene picchiato con il manganello.
A volte utilizzano un manganello che dà la scossa elettrica”.


Possiamo far finta di niente oppure attivarci in qualche maniera, ad esempio firmando QUI una petizione on line indirizzata a Parlamento Italiano, Parlamento e Commissione Europea e Unhcr, per fare chiarezza sulle condizioni dei migranti africani in Libia e sulle responsabilità italiane.

Nessun commento: