sabato 17 gennaio 2009

Il giuramento di Obama e i cartoni animati giapponesi

Il mio odio verso gli Stati Uniti d'America è di vecchia data. Da bambino disadattato e solitario, negli anni ottanta, guardavo in televisione quei telefilm americani dove, con mio sommo orrore, i protagonisti dovevano far qualcosa per riuscire "popolari" agli occhi dei propri coetanei : l'atmosfera di competizione ed il disprezzo per i timidi ed i perdenti mi faceva paura. Mentre dal Giappone arrivavano splendidi cartoni animati in cui potevi immedesimarti nel Bene in lotta contro il Male, nei programmi americani vedevo crescere questo mondo ansiogeno di cui riscontravo gli stessi tratti negli aspetti peggiori (in peggioramento) della realtà italiana. Con il passare degli anni l'America mi si presentava sempre più con il volto nemico degli arroganti potenti del pianeta e quando il Muro venne giù a Berlino nel 1989 me ne restai in silenzio a guardare il trionfo degli yankees : mentre i popoli in festa abbattevano le statue di Marx e Lenin, per ripicca me ne feci una mia piccola con il das del grande vecchio Karl. Quando i generali dell'Armata Rossa tentarono un tardivo golpe contro quell'idiota di Gorbaciov, ricordo che stesi la bandiera rossa al balcone per festeggiare l'inattesa possibilità che la vittoria americana fosse discutibile, come invece non fu. Poi il fantasma degli States fu invincibile e cattivo. La ricchezza smisurata di un solo popolo contro la miseria di tutto il resto del pianeta. Uno "stile di vita" pagato a caro prezzo da tutti. Film orrendi al cinema ed in tv, tipo The Rock, Indipendence Day. Quando cercavo, per dare sfogo alla mia evidente inadeguatezza al mondo, l'immagine di un Dio sovversivo e vendicatore, mi trovavo i suoi apostoli dovunque massacrati e torturati dall'impero a stelle e striscie. Piansi lo sterminio dei popoli latinomericani, dei coraggiosi sandinisti, dei teologi della liberazione, dei contadini maya, tutti uccisi dallo stivale yanqui. Fu naturale per me, così, trovarmi a protestare per le strade di Genova nel 2001, quando gli otto grandi celebravano la loro unanime sottomissione al potere americano. E fu così che mi videro nel 2003, gli spettatori americani della CNN, sopra un carroarmato diretto in Iraq fermo sui binari di una stazione. E anche oggi che continuano il loro dominio omicida, che aiutano Israele ad uccidere i bambini, che ricattano i coraggiosi governi di Bolivia e Venezuela, non posso che sentirmi estraneo ai loro festeggiamenti per il giuramento del loro nuovo "Comandante in Capo". Vedremo quello che farà, come lo farà. Siamo qui ad attenderlo con gli altri compagni della "black list", più black di lui. Con Nasrallah, Raul Castro, Chavez, Morales, Meshal, Ahmadinejad, Goldrake, Megalomen, Mazinga e Lupin III.

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