domenica 7 dicembre 2008

Ilio

Il comandante guarda i volti fieri della truppa schierata davanti a lui. Sono dieci uomini in tutto, la pelle color d'ebano, il fucile sul fianco e lo sguardo attento. Una volta ancora ripete le ultime istruzioni prima dell'assalto. Nella stanza dietro al cortile battutto dall'implacabile sole d'Africa, l'altro apostolo venuto da Trieste sta scrivendo l'ultima pagina della Voce degli Abissini. Il ciclostile è pronto per stampare una serie di articoli di incitamento alla lotta.

- Questo è lo schema definitivo d'attacco. Dobbiamo sorprendere la guardia che passa per questa strada ogni giorno e fa lo stesso giro con il camion guidato dagli ufficiali. L'importante è far partire i primi colpi dall'alto sia davanti che dietro contemporanemente. Penseranno di essere stati accerchiati e che siamo un bel po' di più a sparargli addosso.

Il comandante Ilio sorride e si passa una mano sulla fronte imperlata di sudore e sul colletto della camicia altrettanto bagnata dal caldo e dall'umidità delle tre di pomeriggio. Alla truppa davanti a lui, invece, il calore sembra non fare nessunissimo effetto. Sono ragazzi, alcuni sono giovanissimi, figli di Axum, la capitale religiosa d'Etiopia, sfregiata e stuprata dalle squadracce del generale Graziani. Alcuni di loro si sono arruolati nella resistenza perchè hanno perso la famiglia durante i primi feroci giorni di occupazione. Ilio guarda di nuovo il loro volto. Sorridono. Sono pronti all'attacco. Sorridono e nascondono il dolore di una famiglia bruciata viva dai gas dell'Iprite, delle madri soffocate dalle bombe chimiche sganciate dall'alto, dai fratelli massacrati con le baionette.
Ilio è arrivato in questo posto lontanissimo e sperduto del continente nero per combattere un'altra battaglia di quella guerra che combatte da quando era bambino e lavorava nei cantieri navali di Livorno. Il nemico è sempre lo stesso ed ha la camicia nera.

- Ilio, questa la devi proprio sentire!
Il triestino si avvicina al compagno con in mano il telegramma che giunge da Addis Abeba.
- Sei diventato Vice-Imperatore!
- Ma che stai dicendo?
- E' proprio così, leggi anche tu. Sua Eccellenza il Ras Tafari Makonnen, Imperatore di Etiopia, ti nomina suo vice per i meriti acquisiti sul campo ed il valore mostrato nel combattere i comuni nemici del nostro popolo sofferente. Vice Imperatore...
Il triestino fa un gesto plateale ed ironico di riverenza al compagno chinandosi fino a terra per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
- Vabbene, caro, puoi anche alzarti...su, su, coraggio
Scherza Ilio fingendosi accondiscendente e altezzoso.
- Vabbene, veniamo a noi. Imperatori o meno, le pallottole da sparare ai fascisti sono sempre le stesse, e vediamo di farle arrivare a destinazione.

Il comandante guarda i suoi uomini e lascia un sospiro. Si rimette il cappello e va a prendere il suo fucile.

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